Bisogna dunque sapere che nel 1924 l’austriaco Paul Kammerer sostenne di aver
dimostrato l’ereditarietà delle caratteristiche acquisite, cioè la capacità degli organismi
di adattarsi all’ambiente e trasmettere questi adattamenti ai discendenti.
Prima del darwinismo, Lamarck aveva ripreso l’ipotesi che le specie si sviluppassero
“attivamente” in risposta all’ambiente: classico esempio la giraffa che si sforza di
allungare il collo per raggiungere le foglie più alte e trasmette questa caratteristica
ai discendenti. La teoria di Darwin, invece, presuppone mutazioni casuali.
La differenza tra le due teorie è enorme. Inoltre mentre il meccanicismo ottocentesco
non era in teoria incompatibile con l’esistenza della divinità, la mutazione casuale
sembrava sloggiare definitivamente il padreterno dai cieli, sostituendolo con una cieca
roulette.
Si comprende quindi l’enorme scalpore suscitato dagli esperimenti di Kammerer.
Allevando salamandre, si era accorto che quelle tenute su terreni gialli sviluppavano
più macchie gialle, e così anche i loro discendenti. La frequenza dei cambiamenti
sembrava incompatibile con il caso. Inoltre Kammerer riuscì ad allevare in acqua il
famoso rospo ostetrico, che in natura si accoppia all’asciutto. Dopo due-tre generazioni,
il biologo notò che i rospi presentavano delle escrescenze e delle macchie sulle dita:
avevano cioè sviluppato i cosiddetti “guanti nuziali”, che sono caratteristici solo dei rospi
che si accoppiano in acqua, perché servono ad aggrapparsi alla femmina durante il coito.
La caratteristica era stata acquisita per adattarsi al nuovo ambiente e i figli ereditavano
il vantaggio.
A questo punto iniziò una sorta di guerra accademica contro Kammerer, capitanata dal
darwinista Bateson. Nel libro “Il caso del rospo ostetrico“, di Arthur Koestler, si ricostruisce
puntigliosamente tutta la vicenda e l’autore accusa più volte Bateson di scorrettezza,
perché tendeva a minimizzare e ridicolizzare le tesi di Kammerer, formulando illazioni
sulla genuinità dei suoi risultati (che nessuno riusciva a replicare, innanzitutto perché
nessuno riusciva ad allevare il rospo nelle condizioni indicate da Kammerer). Ad ogni
modo, in seguito alla recessione economica provocata dalla prima guerra mondiale gli
esperimenti di Kammerer furono quasi tutti abbandonati. Gli rimase un solo rospo (morto),
ma quando nel 1926 fu esaminato da G.K. Noble si scoprì che i guanti non c’erano e che
le macchie nere erano di inchiostro..
La storia potrebbe essere uno dei più grossi fake della storia, oppure anche no…
La cosa inverosimile è che poco tempo prima lo stesso rospo era stato esaminato in
Inghilterra da diversi darwinisti arrabbiati (salvo Bateson, che dopo averlo chiesto per
mesi in visione si rifiutò di guardarlo) e i guanti erano stati visti, e nessuno contestò che
le macchie fossero vere escrescenze. Da qui il sospetto di Koestler che il rospo, una
volta morto, sia stato mal conservato e si sia un po’ frollato, e che qualche assistente
troppo zelante abbia cercato di ravvivarne le caratteristiche iniettandogli nelle zampe
un po’ di china. L’autore riporta molte testimonianze dell’epoca, di persone non amiche
di Kammerer, da cui risulta che il biologo era sinceramente convinto della sua scoperta
e che non avrebbe mai pensato a un trucco così squallido. Ma la vicenda finì in tragedia
perché stretto tra problemi economici, sentimentali e accademici, Kammerer si tolse la
vita, e i suoi messaggi di addio furono interpretati come segni della sua colpevolezza
(tesi odiosa in generale, e in questo caso davvero ingiustificata).
Più di recente, l’epigenetica si è occupata dei cambiamenti trasmissibili della specie che
non derivano da mutamenti del DNA, e qualcuno ritiene che gli esperimenti di
Kammerer mostrassero proprio questo tipo di effetti (la tesi prevalente, però, è che
simili cambiamenti siano impossibili in animali complessi). Al di là del legittimo dubbio
sugli esperimenti di Kammerer, il libro di Koestler è interessante perché mostra alcune
miserie dell’ambiente accademico, oltre a una certa tendenza dogmatica dei seguaci di
Darwin (che, dal canto suo, non aveva affatto rifiutato in toto la teoria di Lamarck).
Del resto anche Samuel Butler, l’autore di Erewhon, si lamentava del fatto che tutte le
sue feroci satire della società erano passate quasi inosservate, mentre appena si era
permesso di irridere il darwinismo gli era piovuta addosso una discreta gragnuola di
stronzi.
Eventi postumi… “In 1929, the Soviet Union produced a film, titled Salamandra, which
supported Kammerer's research and attempted to give evidence for the inheritance of
acquired characteristics. Historians of science in the twentieth and twenty-first centuries
debated Kammerer's results, as well as the claims made by his critics”. (The Embryo Project Encyclopedia)
Infine, considerando che oggi siamo in grado di modificare il DNA per i nostri scopi, e
che lo facciamo grazie a caratteristiche acquisite (la conoscenza accumulata nei secoli),
si potrebbe anche dire che Kammerer e seguaci avevano ragione e i darwinisti torto.
Le caratteristiche acquisite possono davvero modificare il codice genetico…?
Ai posteri l’ardua disamina…
…tratto da…:
https://eliaspallanzanivive.wordpress.com/2015/01/28/il-mistero-del-rospo-ostetrico/