Il Miracolo che cosa è ?
( Breve digressione.
Storicamente l’unico, “El milagro”, ampiamente documentato da testimoni,
prelati , notai, (come racconta Messori nel suo libro) è quello occorso ad uno
Spagnolo nel 1640 al quale due anni prima dell’evento miracoloso era stata
amputata una gamba incancrenita, seppellita sotto terra, e ricomparsa, con tanto
di cicatrice color rosato, inizialmente rattrappita e anchilosata e più corta e poi
perfettamente funzionante.
Fra tutti gli altri, pur sempre “miracoli”, secondo i canoni del sentire comune,
uno fra tutti: quello elargito da Padre Pio ad una ragazza nata cieca e portata in
treno in pellegrinaggio dal Frate. La ragazza è allo scuro della destinazione e
dello scopo del viaggio, ma lungo il tragitto verso la destinazione, seduta nel
treno, comincia prima a vedere delle ombre e poi la siluette degli alberi e del
paesaggio circostante.
Intravede perfino il volto di Padre Pio ( assente), di cui non sa nulla.
Di quello che le sta accadendo non dice nulla alla nonna che la accompagna,
per timore di essere derisa, o, peggio, di essere presa per visionaria. Giunti al
cospetto del Padre, Egli rassicura la nonna sul futuro della ragazza che
benedice
ed esorta ad essere nel presente e nel futuro esempio vivente della Potenza del
Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo
( cioè della Divinità Una e molteplice, pur permanendo nell’UNO ).
La ragazza vedendo il Padre lo riconosce e confessa di averlo già visto sul treno.
Debbo far notare che “il caso” non ha nessuna spiegazione medico-scientifica,
per il fatto che la ragazza in questione “non può” vedere perché le mancano i
componenti essenziali dell’organo della vista, le “pupille”, ma Lei
…vede lo stesso !!!
Fine della digressione ).
Il Miracolo che cosa è ??
Andrea ( sensitivo ): “non serve vedere per capire, prima capire e poi vedere”.
Non si può avere un approccio con il Miracolo né col mentale ( perché sfugge alle
sue possibilità di “comprensione” ), né con altri aspetti del Corpo
( esula dai suoi limiti ).
La sua comprensione non rientra nei canoni della “Fede”. La fede consente di
accettare, “quia absurdum” ( perché impossibile ), soltanto la possibilità
dell’esistenza del Miracolo, come manifestazione della dimensione del Sacro,
non la comprensione o la “spiegazione”.
Chiedendo a chi è, o è stato, soggetto o oggetto di Miracolo, grande o piccolo
che sia, cambia la dimensione della “visione” della realtà vissuta
( vedi Sacralità ).
L’evento viene semplicemente recepito come qualcosa di naturale e spontaneo,
anche se straordinario e imprevedibile o… improbabile
( non per la Fisica Quantistica ).
La dimensione del Sacro non ha nulla a che fare con la “religione”
( che limita l’Essere nell’espressione dell’interezza della sua piena libertà),
è un intimo rapporto biunivoco ampiamente corrisposto fra l’Uomo e il Cosmo,
interiore ed esteriore; non ha nulla a che fare con la Divinità ( come luogo di
proiezione di tutte le proprie istanze non risolte, o speranze di gratificazione
con piccole o grandi Grazie).
Vi esorto calorosamente a non richiedere affatto, a non desiderare per niente,
a non chiedere mai a nessuno questi tipi di Grazie o Miracoli di varia natura,
per il semplice fatto che simili richieste, se esaudite, sono peggio di una cambiale
firmata in bianco: al più presto vi fanno di pagare “in contanti” e con gli interessi
quel che vi è stato prestato.
La vera Grazia Divina ( compassione ) arriva senza richiesta,
“quando è l’ora giusta”,
appena siete pronti e idonei a riceverla e recepirla nella sua pienezza ed
essenza.
Il Miracolo che cosa è ???
Il Miracolo, che si manifesta attraverso un “testimone vivente”, il “mezzo di
espressione” del Miracolo non riguarda propriamente il soggetto “colpito”, come
fulmine a ciel sereno, ma esso, il miracolato, è solo un esempio. E’ un esempio
per sè stesso, che gli trasmette il messaggio: “Mira ( “vedi”- Sanscrito: Vidia )
come puoi essere mondo (pulito)”, se segui
la Via del SACRO.
E’ un esempio per chi vede il miracolato e viene colto da “stupore e meraviglia”
e dentro sé stesso sobbalza e sussulta e viene “scosso” dalle fondamenta.
In quell’attimo, in quel momento, in quel tempo Kairós – momento atemporale-,
se il suo “sapere” acquisito viene rivisitato, rivisto ( nel senso di rifondato, rifare le
fondamenta ), si apre la Via nuova e una nuova Vita, tutta da vivere e percorrere:
la Via del Sacro,
cioè dell’essere in pace con sé stessi e in sintonia con il Cosmo ( = Armonia ).
Per l’Anima questo percorso si chiama Conversione, non come quella di Paolo di
Tarso, che da persecutore di Cristiani, divenne perseguitato dal suo Jahvè
( un Dio secondario) .
La Conversione presuppone un ravvedimento conseguente ad una
Consapevolezza che scaturisce dalla presa di Coscienza della non aderenza alle
leggi del Cosmo.
I sassi possono essere coscienti- non tutti i sassi lo sono-, le piante sono
coscienti, gli animali possono essere coscienti- non tutti gli animali lo sono-,
l’Uomo può essere cosciente- non tutti lo sono e non tutti in ugual misura-.
Lo Spirito, attraverso la Conversione dell’Anima, ( vedi la Psicostasia ) essendo
auto-cosciente “può” essere o divenire Consapevole: e ciò adeguandosi alle
esigenze emergenti dalle esperienze acquisite tramite l’interrelazione intercorsa
con il Corpo tramite l’Anima, che è transeunte, pontefice, quasi fosse un
“catalizzatore” !!
L’unico, il Solo che permane, al di là delle singole o molteplici esperienze col
Corpo è sempre Lo Spirito che risulta essere Prioritario nei confronti dell’Anima,
che è secondaria, mentre il Corpo, con tutti i suoi pregi e limiti, rimane
subordinato.
L’unico vero, grande Miracolo realizzato, non importa nemmeno sapere da chi o
come, ce ne possiamo interessare una volta realizzata e manifestata la
Coscienza Cosmica e la Consapevolezza dello Spirito in sintonia con le leggi
Universali e del Cosmo, è
Lo Spirito il Miracolo della Vita ,
della Vita ( eterna ) che ci è stata donata in maniera incondizionata: sta a noi
saperne gioire e far sì che sia come un Albero Cosmico con le radici nella terra,
il tronco eretto, i rami protesi al Cielo, che dona i suoi frutti senza nulla esigere,
né pretendere.
Questo fare chiamiamolo con il suo giusto nome: Amore .